Lorena e Bonifica

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Lorena e Bonifica

Bonifiche Maremmane

I LORENA FURONO I PRIMI AD AFFRONTARE CON IMPEGNO E DETERMINAZIONE IL PROBLEMA AMBIENTALE DELL’AREA E DIEDERO INIZIO A QUELLA BONIFICA TOTALE CHE HA PERMESSO ALLA MAREMMA TOSCANA DI RISOLLEVARSI DEFINITIVAMENTE DOPO SECOLI DI ABBANDONO E DEGRADO.

Solo con i Lorena il problema della bonifica in Maremma venne affrontato come problema generale con grande impiego di energie sia intellettuali sia finanziare e fisiche. Pietro Leopoldo fu il primo che impresse una svolta radicale abolendo parte dei diritti feudali che limitavano lo sviluppo agricolo. Inoltre eliminò i dazi e le tasse che colpivano il commercio del grano e gli usi civici che ostacolavano l’iniziativa privata, distribuì ai coltivatori diretti le proprietà granducali ed introdusse nuove e più redditizie colture e razze selezionate di bovini. Nel 1766 Pietro Leopoldo rivendicò l’autonomia della provincia inferiore senese a vantaggio dell’amministrazione centrale dello Stato “per dare l’aiuto possibile all’agricoltura delle Maremme dove sono popolazioni infelici”. Con lui il problema della bonifica maremmanadivenne infatti, prima di tutto, un problema di Stato, perché i singoli o società private non avrebbero mai avuto né la forza né la costanza nel tempo per affrancare la Maremma dalla piaga malarica. Con questo programma, sotto la direzione del padre gesuita Leonardo Ximènes (1716-1786), iniziò una serie di grandiose opere di bonifica e di canalizzazionecominciando dal piano circostante Grosseto. Dal padule di Fucecchio al lago Bientina, alla piana di Pisa, al lago Rimigliano, alle paludi di Piombino e di Scarlino, al lago di Castiglione della Pescaia e alla laguna di Orbetello iniziò l’arginatura dei fiumi, la delimitazione degli stagni e delle paludi, lo scavo di canali per il deflusso e la deviazione delle acque e la costruzione di cateratte per regolare il prosciugamento delle aree acquitrinose. Nel 1815, sotto la guida dell’ingegnere e matematico Vittorio Fossombroni (1754-1844), la bonifica venne ripresa con il nuovo metodo delle “colmate“, un particolare procedimento che consisteva nel riversare le acque torbide dei fiumi in aree palustri ben delimitate; canali appositi provvedevano poi a smaltire le acque chiarificate.

Un nuovo impulso e nuovi progressi tecnici nelle concezioni idrauliche, sotto Leopoldo II, animarono la bonifica (a spese del Ganducato) del 1828. Iniziati i lavori l’anno seguente, con 5000 operai e la direzione dell’ingegnere idraulico Alessandro Manetti (1787-1863), in soli centosessanta giorni fu costruito il primo canale diversivo, largo quattordici metri, che, derivando le acque torbide dell’Ombrone, a nord di Grosseto, sboccava nella palude da colmarsi, dopo un percorso di sette chilometri. Colmate le paludi, Leopoldo II provvide anche ad una nuova rete stradale. Fu tracciata quindi l’arteria della via Aurelia da Cecina al Chiarone con regolari diramazioni per le colline e le montagne maremmane. Si attuò inoltre il piano di ripopolamento della zona: tutti i condannati degli altri stati italiani, a patto che non avessero commesso delitti gravi, avrebbero potuto rifugiarsi liberamente in quest’area. La conseguenza più evidente di questa concessione fu però la nascita e il proliferarsi del Brigantaggio, visto da molti locali come un fenomeno di ribellione e di libertà. Lo spirito e l’impegno che guidavano il granduca Leopoldo II fecero sorgere imitatori ed emuli, e anche i Conti della Gherardesca diedero l’esempio provvedendo al frazionamento terriero, all’appoderamento mezzadrile, ad innovazioni agricole e nell’allevamento.

L’Unità d’Italia e la Bonifica della Maremma

La secolare lotta per la bonifica della Maremma Toscana si concludeva nel segno dell’Italia unita nel 1861. L’impegno e gli sforzi precedenti avevano un limite nella dimensione regionalistica che obbligatoriamente informava gli interventi delle precedenti amministrazioni. Dal nuovo Stato invece poté scaturire una concezione generale e integrata. La bonifica maremmana poteva vivere al centro di un pensiero politico come tipica opera critica di civiltà. In questo senso nel 1890 le bonifiche maremmane vennero definite di pubblica utilità e si ragionò e operò nei termini di bonifica integrale affiancando ai due termini di bonifica idraulica e sanitaria anche quello agrario, per raggiungere un risultato organico, unitario e durevole nel tempo. La bonifica integrale iniziata dai Lorena fu completata nel corso del XX secolo dall’Ente Maremma (creato nel 1951 con Decreto Presidenziale) e dalla riforma agraria del secolo dopoguerra: smembrati ed espropriati i latifondi, nacquero allora centinaia di poderi (molti ancora oggi visibili) dati in proprietà ai contadini e vennero assegnate terre da coltivare a chi non aveva mai avuto niente. Nasceva così un’agricoltura intensiva e meccanizzata, sostenuta da centinaia di piccole imprese di coltivatori diretti.

La Bonifica e la Rinascita della Maremma

Grazie alla bonifica (e al continuo mantenimento nel corso del ‘900 di quanto fatto tenacemente dai Lorena) è stato realizzato il sogno di secoli di uomini e popoli che hanno abitato e vissuto (dolorosamente) la Maremma Toscana. Le Acque ripulite e incanalate, le paludi colmate, gli stagni prosciugati, le zanzare anofele “malariche” distrutte, lasciano posto ai campi coltivati, alle piane arate, ai poderi e ai villaggi risanati. La Maremma da terra di frontiera si è trasformata in quella ricca zona agricola che oggi possiamo tutti apprezzare.

Risorse sulle Bonifiche Maremmane